“Data driven” o non sei più all’altezza.
In comunicazione le mode sono così rapide da bruciare se non tutto, molto in un tempo brevissimo. Abbiamo assistito a “feste” sfarzose a cui la stragrande maggioranza delle agenzie cercavano di partecipare, imitando con tanto di acronimi l’invito.
Oggi è il turno del “DATA DRIVEN”. Quasi una folgorazione sulla Via di Damasco.
Sorge spontanea la domanda: ma prima del Data driven? Si procedeva a caso? A intuito? Senza dati su cui strutturare una strategia? Se il DATO non diventasse una moda si potrebbe anche esultare: finalmente si diffonde una bussola ad indicare alla creatività la rotta, a rendere questo lavoro una “Disciplina”.
Non raccontiamoci storie: il dato è sempre stato disponibile, oggi si arricchisce degli strumenti di analisi del web, ma sostanzialmente la “traccia” esisteva già. Viene il sospetto che prima mancasse un elemento davvero fondamentale: L’ANALISI DEL DATO. Intendiamoci non per tutti: fior di agenzie hanno elaborato in modo più o meno “scientifico” propri modelli di analisi. Per tutti gli altri, però, l’approccio strategico è stato sempre secondario alla competenza dello strumento.
In BIKE DATI E RIGORE DISCIPLINARE, anche senza sventolarli, sono stati per 40 anni il nostro mantra, quello che ci ha dato “diversità”, che ci ha fatto restare per decenni a fianco dei nostri clienti. Da sempre le nostre persone traggono il pensiero strategico dai dati e la creatività da quella fetta dell’immaginazione che spazia dentro i confini della ragione, portandola oltre i limiti stessi.